Le regole del cielo
29/10/2005, 19:00
30/10/2005, 23:00
31/10/2005, 21:00
01/11/2005
di Luca Scarlini e Luca Massimo Barbero
studio su La pietà trionfante di Guarino Guarini
regia Stefano Tomassini
con Giovanni Franzoni
e con Alessandro Cafiso, Tiziano Ferrari, Guglielmo Menconi, Domenico Sannino
disegno luci Luca Piga
produzione Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
in collaborazione con HoldenArt
durata 50'
prima assoluta
Guarino Guarini (1624-1683) è uno dei massimi architetti del barocco europeo e la sua fama, dopo un periodo di oblio è stata riaffermata saldamente a partire dal secondo Novecento. Modenese, ha lasciato nella città, da cui di fatto venne allontanato per motivi mai chiariti ma per decisa volontà della corte estense, pochi segni in specie legati a un’opera della sua maturità, la costruzione della Casa di San Vincenzo, dimora dei Teatini, ordine a cui apparteneva, che è oggi sede del tribunale cittadino. Approdato, dopo itinerari complessi e a tutt’oggi ignoti, a Messina, per poi iniziare da là una strepitosa tournée europea che lo porterà infine a Torino, dove diverrà architetto ufficiale dei Savoia, firmando opere importantissime come la Cappella della Santa Sindone, egli pubblica nel 1660 nella città siciliana la sua unica opera per il teatro, La pietà trionfante, iniziata però nei territori padani e legata a una precisa pratica didattica, quale quella messa in atto strepitosamente a Roma alla corte di papa Rospigliosi, drammaturgo per diletto. Qui, tra paladini che sembrano a tutti gli effetti pupi siciliani e improvvisi momenti di raccoglimento, tra drag queens con parrucche monumentali impegnate in concitate arie di gelosia e sdegno, egli vuole raccontare la sua visione della Fede come matematica dell’anima, in una sequenza di immagini non troppo dissimili dalle vertiginose fughe delle sue cupole.
Da questo spunto parte Le regole del cielo che Luca Scarlini ha immaginato come ipotetico dietro le quinte di quella rappresentazione, unica forse, tenuta sulle rive dello Stretto, dove rimangono d’altra parte poche tracce del lavoro guariniano, distrutto per lo più dal terremoto, secondo uno sfortunato destino comune a molte sue creazioni. Brani della pièce si intrecciano quindi a frammenti di biografia vera e immaginaria, mettendo in scena l’autore che vuole geometrizzare la realtà e che cerca in ogni modo di non svelare il motivo di questo suo approdo in una terra lontana dalle sue amate nebbie ai suoi religiosi attori, di cui il testo ci tramanda ruoli e nomi. Sullo sfondo una colonna sonora che ripercorre brani di autori seicenteschi accomunati dalla predilezione per colori scuri e dalla condivisione di una carriera ecclesiastica e musiche contemporanee che alludono a possibili diversi itinerari di reinterpretazione del barocco, intendendo il termine nella più ampia accezione possibile.
Luca Scarlini