C'est du chinois
Edit Kaldor
14/10/2011
, 23:00
15/10/2011
, 19:00
Ideazione, testo e regia di Edit Kaldor
Assistente Yen Yitzu
Consulente linguistico Xi Zeng
Con Nucheng Lu, Siping Yao, Aaron Chun Fai Wan, Lei Wang, Qifeng Shang
Consulenza drammaturgica Zhana Ivanova, Nicola Unger
Costumi e accessori Janneke Raaphorst
Luci e tecnica Ingeborg Slaats
Organizzazione Hans Mets, Corine Snijders
Tour managment Caravan Production (Bruxelles)
Prodotto da Stichting Kata (Amsterdam), Productiehuis Rotterdam (Rotterdamse Schouwburg)
Coprodotto da Alkantara Festival (Lisbon), Kunstenfestivaldesarts (Brussels), Göteborgs Dans & Teater Festival (Sweden), Steirischer Herbst festival (Graz)
Progetto sostenuto da Performing Arts Fund NL, VSBfund, Amsterdam Fund for the Arts research sostenuto da HUB - Theatre in Motion (Beijing) progetto coprodotto da NXTSTP, con il sostegno di Programma Cultura dell’Unione Europea
Research is supported by HUB - Theatre in Motion (Peking, CH)
Grazie a Mark Walraven, Esther Verhamme, Fenmei Hu, Mandy Xia, Frank Theys, Jacqueline Schoemaker, Andreas Bachmair, Effie Baert, Els Silvrants, Annemarie Montulet, Ivana, Xiang Wang, Lao Tao, Shi Xiaojuan, Pan Yong, Huang Wen, Mr.Yang, Peter Yang, Claude Pan, Corine Snijders, tour management Caravan Production (Brussels) klaus@caravanproduction.be
Durata 75'
Un lavoro sul linguaggio, sulla pluralità linguistica, sulla difficoltà di comunicazione di un mondo sempre più globalizzato. Protagonisti in scena i cinque componenti di una famiglia cinese, la famiglia Yao-Lu di Pechino, la cui interpretazione viene affidata a due attori professionisti e tre debuttanti. L’intera famiglia è impegnata in un compito impossibile o forse no: cercano di vendere cd-rom che introducano chi deciderà di acquistarli ad acquisire le prime nozioni di lingua cinese, anzi più precisamente di mandarino. Ma C’est du chinois è naturalmente molto più di una pura e semplice lezione di lingua straniera: a dispetto di quella che potrebbe apparire come una barriera insormontabile, quella linguistica, esso riesce a trasformarsi fino a riuscire a tratteggiare un efficace ritratto di ciascuno dei personaggi in scena.
Un lavoro concepito scritto e diretto da Edit Kaldor dopo un lungo periodo di gestazione, frutto di un vero e proprio lavoro sul campo. Kaldor ha infatti trascorso un periodo in Cina, dove ha incontrato, con un metodo derivato dal field antropologico e dal suo passato di video-maker, numerose persone, che si sono rese disponibili per lunghe e approfondite interviste in cui hanno raccontato le loro vite.
Come già in altri suoi lavori, anche per C’est du chinois lo spunto creativo da cui il lavoro deriva affonda le radici nella personale biografia della sua autrice, la quarantenne Edit Kaldor, che nel corso della sua vita, segnata da un’infanzia difficile, si è trasferita sovente, vivendo in diversi Paesi e sperimentando così sulla propria pelle cosa significhi essere un emigrante e sentirsi straniero, il non possedere completamente una lingua che è una lingua ‘altra’ dalla propria lingua madre: è proprio da questa zona neutra di non totale comprensione che possono derivare potenzialità sia positive che negative…
http://www.editkaldor.com
Edit Kaldor
Edit Kaldor (1969) è nata a Budapest. Da bambina si trasferisce con la madre negli Stati Uniti, dove vive per dieci anni. Ha studiato letteratura e teatro alla Columbia University e ha lavorato per diversi anni come drammaturga e videomaker con Peter Halasz (Squat Theatre/Love Theater, New York City).
Dopo l’iscrizione nel 2000 al DasArts (Master di formazione nel teatro del Arts College di Amsterdam), ha iniziato a scrivere e dirigere le sue stesse piéce che le hanno procurato subito fama internazionale.
Attualmente vive e lavora ad Amsterdam. Ha creato opere come New Game (2004) e Drama (2005), che si spingono oltre i limiti del teatro fino all’integrazione con elementi del documentario. Negli ultimi anni i suoi lavori sono stati messi in scena in Europa e in tutto il mondo.