Inferno
16/10/2008
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20:30
17/10/2008
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16:00
18/10/2008
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16:00
Liberamente ispirato alla Divina Commedia di Dante Alighieri
Regia, scenografia, luci e costumi Romeo Castellucci
Musica originale Scott Gibbons
Coreografie Cindy Van Acker e Romeo Castellucci
Collaborazione alla scenografia Giacomo Strada
Sculture di scena, meccanismi e prosthesis Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso
La gente Alessandro Cafiso, Maria Luisa Cantarelli, Elia Corbara, Silvia Costa, Sara Dal Corso, Manola Maiani, Luca Nava, Gianni Plazzi, Stefano Questorio, Silvano Voltolina
E tutti i figuranti che di città in città si aggiungeranno alla gente
*L’adattamento in sala dello spettacolo Inferno è realizzato all’interno di una collaborazione speciale con il Festival La Bâtie di Ginevra, Settembre 2008
PRIMA NAZIONALE
durata 1h 30'
Dopo il debutto avignonese allestito nell’immenso spazio all’aperto della Cour d’Honneur del Palazzo dei Papi, l’Inferno a firma di Romeo Castellucci e della Socìetas Raffaello Sanzio arriva a VIE abbandonando l’architettura ecclesiastica per ricostruire l’atmosfera della prima cantica all’interno del Teatro Comunale di Modena. Una folla di attori e comparse invade la scena, sono i dannati che, lontani dal sentirsi una comunità, lottano nella solitudine di una condizione che nello smarrimento vede la chiave del proprio agire. Un buio profondo invade la platea creando un disorientamento che è lo stesso che atterrisce e paralizza anche Dante costretto così a doversi perdere nel buio. Virgilio infatti lo spinge, anziché a seguire lo spiraglio di luce che potrebbe condurlo fuori dalla selva, ad entrare maggiormente nelle tenebre. Il terrore invade Dante, artista e artefice dell’opera, assalito dai fantasmi della poesia che lo vorrebbero azzannare come.bestie. In questa stanza nera dove non si vede nulla, si può immaginare di tutto: oscurità, confusione e crisi rappresentano la condizione dell’artista nelle prime fasi della creazione, un disorientamento che in Dante rappresenta una crisi spirituale profonda, ma che potrebbe rappresentare la condizione dell’arte tout court.. Un Inferno, quello di Castellucci, dove la gente e le relazioni umane che ne scaturiscono vivono della nostalgia per la vita.