Asobu
Omaggio a Henri Michaux
21/10/2006
, 22:00
coreografia e scenografia Josef Nadj
musiche Akosh Szelevényi, Szilàrd Mezei
assistente alla coreografia Mariko Aoyama
disegno luci Rémy Nicolas assistito da Christian Halkin
realizzazione della scenografia Michel Tardif e i laboratori del Festival d’Avignon
decoratrice Jacqueline Bosson
costumi Yasco Otomo
ideazione video Thierry Thibaudeau
con Guillaume Bertrand, Istvan Bickei, Damien Fournier, Peter Gemza, Ikuyo Kuroda (BATIK), Mathilde Lapostolle, Cucile Loyer, Nasser Martin-Gousset, Josef Nadj, Kathleen Reynolds, Mineko Saito (Idevian Crew), Gyork Szakonyi e la Compagnia Butoh “Dairakudakan”: Ikko Tamura, Pijin Neji, Shioya Tomoshi, Yusuke Okuyama
coproduttori Centre Chorégraphique National d’Orléans, Festival d’Avignon, Setagaya Public Theatre (Tokyo), Théâtre de la Ville – Paris, Emilia Romagna Teatro Fondazione
durata 1 ora e 30 minuti
spettacolo dedicato a Thomas Erdos
ASOBU
attraversata tra sogno e follia lì dove corpo e intelligenza non si controllano
Asobu, ultimo lavoro di Josef Nadj, si colloca come ideale prosecuzione di un viaggio iniziato con Last Landscape e che, nel dialogo tra danza e musica, riesce a far permeare una riflessione sull’atto del dipingere da un lato e sulla scrittura musicale dall’altro. Ispirato al poeta e pittore Henri Michaux, il lavoro di Nadj fin dal suo titolo che in giapponese significa “gioco”, procede nel sottile crine tra scena e gesto che Nadj accoglie come ludica ma responsabile sfida. Si colloca infatti tra le attività preferite dal coreografo quella di scandagliare la vita e l’opera di un autore fino a tracciarne connessioni immaginarie con la sua persona e la sua ricerca artistica sul corpo, il movimento, la poesia e l’immaginazione. E di certo nessi con il creatore del personaggio di Plume – Piuma, ce ne sono. Nonostante una scrittura al vetriolo percossa da crudele umorismo, Michaux riuscì ad unire valore poetico a un’immaginazione onirica prepotente quanto il suo feroce spirito di ribellione, e nella sua tendenza al viaggio e alla peregrinazione, incontra lo spirito di Nadj. Felice coincidenza fu per entrambi il viaggio nel paese del sol levante, che valse una nuova creazione sia per Michaux (Un barbaro in Asia), che per lo stesso Nadj (Asobu). Un viaggio reale e metaforico che ha spinto Nadj a integrare alla sua compagnia, sei danzatori contemporanei giapponesi, quattro dei quali provenienti dal Butoh. Si fondono così i corpi in un paesaggio scenico che aggrega e deforma grazie alla presenza di manichini e maschere. I corpi giacciono, si alzano, cadono, attraversano, rivelano mondi interiori nell’accumulo di materia che procura un effetto di massa e di densità. E poi la danza esplode nel modo scelto da Michaux per l’incedere della sua scrittura: esplosivo e vitale, capace di fondersi nell’immediato di un immaginario senza freni o strutture. Allo stesso modo la danza di Nadj esplode oltre l’orizzonte, vibrando.
link alla compagnia